Architettura dell’informazione

Che cosa sarà mai l’architettura dell’informazione?

Un termine così altisonante potrebbe spaventare o confondere. A una prima lettura, infatti, non sembra che l’informazione e l’architettura possano avere qualcosa in comune.

Proviamo a riflettere pensando al nostro settore lavorativo, dove le informazioni sono veicolate attraverso pagine web, corsi e-learning, e-book.

L’informazione sul web, nel suo formato più semplice, è un testo, e un testo scritto ha una struttura che lo rende funzionale e comprensibile. Anche un sito web ha una struttura: dalla home page accediamo a sezioni diverse che, a loro volta, possono condurre ad altre pagine. Ciascun sistema complesso, come un corso e-learning, richiede la progettazione di una struttura che permetta ai contenuti e alle funzionalità di integrarsi ed essere utilizzabili secondo schemi che si avvicinano il più possible al modello mentale dell’utente.

Per questo è utile familiarizzare con i principi dell’architettura dell’informazione, anche per chi non si occupa specificamente di questa disciplina.

Secondo Peter Morville e Louis Rosenfeld, padri della materia, lo scopo dell’architettura delle informazioni è mettere in relazione utenti e contenuti.

La progettazione di un sistema informativo segue un percorso top-down che prevede:

  • architettura generale del sistema e del modello di interazione tra le parti
  • analisi dei compiti e degli obiettivi degli utenti per disegnare il flusso di interazione tra utente e sistema
  • analisi e progettazione dell’interfaccia che presenta i dati, i contenuti e gli strumenti di interazione per l’utente

Per saperne di più su questa affascinante disciplina il sito web della Società Italiana di Architettura dell’Informazione organizza periodicamente dei webinar e offre un pratico e utile glossario sull’architettura dell’informazione e sullo user experience design.

Ecco le slide di uno dei webinar sull’usabilità delle parole (l’architettura delle informazioni non può che partire da qui!):

Open Educational Resources

Le risorse educative ‘aperte’ possono essere di due tipi: WIKI (collaborative) e pacchettizzate (SCORM). Quale scegliere tra questi due modelli? Quali i vantaggi e gli svantaggi?

I tradizionali Learning Object sono riusabili su qualsiasi piattaforma SCORM, mentre i formati open sono riadattabili: i contenuti possono essere modificare e riaddattati al proprio contesto.

Il formato open pone però un forte problema di qualità e validità delle informazioni.

Tra le questioni aperte c’è inoltre quella del copyright.

Il formato SCORM è ancora attuale per la condivisione di conoscenze?

Quali sono i formati open più utilizzati?

Le risorse educative aperte sono rivolte ai docenti o agli studenti?

Su questi temi un videoseminario dell’Università di firenze:

http://vimeo.com/channels/lte#17224657

Webinar su Problem Based Learning

Il Problem Based Learning è un approccio costruttivista all’insegnamento che si basa su questo assunto: l’apprendimento è facilitato se le conoscenze sono applicate alla soluzione di problemi reali (Merril).

In questo approccio al centro del processo viene posto il discente, non l’insegnante, che diventa un facilitatore dell’apprendimento. La conoscenza si costruisce in un processo di apprendimento collaborativo, in cui insegnante e studenti non si pongono su due piani separati ma interagiscono per risolvere problemi.

Il problem based learning si articola in cinque momenti o fasi:

  1. definizione del problema
  2. attivazione delle conoscenze pregresse
  3. dimostrazione che le conoscenze apprese sono funzionali alla risoluzione del problema
  4. applicazione delle conoscenze per risolvere il problema
  5. integrazione delle conoscenze apprese in altri contesti e condivisione della soluzione.

Sul PBL sono visibili online alcuni webinar in cui il Prof. Mario Rotta dell’Università di Firenze spiega nei dettagli questa metologia. I file Power Point sono scaricabili.

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